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 Sul Senso del Natale di Lauretta Bacio Terracina

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GianLupo

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MessaggioTitolo: Sul Senso del Natale di Lauretta Bacio Terracina   Sul Senso del Natale di Lauretta Bacio Terracina Icon_minitimeLun 03 Gen 2011, 15:53

Sul senso del Natale
di Lauretta Bacio Terracina detta Nagsul



Potete visionare copertina e parti del libro semplicemente aprendo queste parti:

Copertina del libro

Prima Parte

Seconda Parte

Terza Parte






Buon Natale, si sente augurare in ogni taverna, da popolani, sindaci e messeri. Naturalmente, l’augurio nella maggioranza dei casi è una pura coazione a ripetere. Ma coloro che pensano a quello che dicono, credono di commemorare con i loro augùri una nascita, un natale appunto. E la maggioranza degli àuguri non sa, o ha dimenticato, che oggi è la festa del Sol Invictus, “Sole Invitto”, il Dio Sole (El Gabal) che l’imperatore Eliogabalo importò nel 218 a Roma dalla Siria.

L’imperatore Aureliano ne instaurò il culto nel 270 e ne consacrò il tempio il 25 dicembre 274, durante la festa del Natale del Sole: il giorno, cioè, del solstizio d’inverno secondo il calendario giuliano, quando il Sole tocca il punto più basso del suo percorso, si ferma (da cui il nome sol stitium, “fermata del Sole”) e ricomincia la sua salita, in un succedersi di eventi che si può metaforicamente descrivere come la sua “morte, resurrezione e ascesa in cielo”. Il 7 marzo 321 l’imperatore Costantino dichiarò poi il Dies Solis, che ancor oggi si chiama in inglese Sunday, giorno del riposo romano.

Dopo essere evidentemente stato notato dai fedeli dei due culti, anche grazie a pronunciamenti evangelici quali “Io sono la luce del mondo”, il collegamento fra Cristos e il Sole venne ufficializzato nel 350 da papa Giulio I, con l’invenzione del 25 dicembre come Natale del Cristos. Anche il Dies Solis fu adottato dagli aristotelici come giorno di riposo, benchè col nome di Domenica, da Dominus, “Signore”.

Il culto di Cristos non riuscì però a rimuovere quello del Sole, come dimostra il Sermone di Natale del 460 di papa Leone Magno: “E’ così tanto stimata questa religione del Sole che alcuni aristotelici, prima di entrare nella Basilica di San Petro, dedicata all’unico Dio, dopo aver salito la scalinata che porta all’atrio superiore, si volgono al Sole e piegando la testa si inchinano in onore dell’astro fulgente. Siamo angosciati e ci addoloriamo molto per questo fatto, che viene ripetuto in parte per ignoranza e in parte per mentalità pagana”.

Benché “ignorante e pagano”, il simbolismo solare permane comunque ancor oggi nei rituali della Chiesa: principalmente nell’uso di oggettidi culto esibiti come un Sole irradiante raggi dorati. Esso fu introdotto nella liturgia aristotelica da Bernardino da Siena, ma era di uso comune già nella liturgia egizia per il culto di Aton, il dio unico di Akhenaton rappresentato dal disco solare. Lo stesso dio, cioè, che potrebbe aver ispirato Moshè: in tal caso, veramente Cristos sarebbe il Figlio del Padre, e il cerchio si chiuderebbe storicamente.

Ma si chiude in ogni caso etimologicamente, perché non sono affatto casuali i legami tra le divinità indoeuropee e la luce: l’italiano dio, il latino deus, il greco theos e il sanscrito dyaus derivano infatti tutti da un’unica radice che significa “luminoso” o “splendente”, e identificavano variamente il giorno (da cui il latino dies) e il cielo. I nomi comuni sono poi stati personificati nei nomi propri Dyaus Pitar indù, Zeus Pater greco, Deus Pater latino e Dio Padre italiano, che significano semplicemente “Padre Cielo” o, con una ulteriore ipostatizzazione, “Padre che sei nel Cielo”.

Leone Magno aveva dunque ragione di essere addolorato, perché recitando il Padre Nostro gil aristotelici si rivolgono semplicemente a Giove, il cui nome Iove non è altro che l’ablativo di Iuppiter, a sua volta contrazione del vocativo Dyeu Pitar. Un minimo di linguistica basta dunque a smascherare l’anacronismo della fede in Dio Padre: cioè, in Padre Cielo, quello stesso che nella religione naturalistica del Rig Veda era sposato a Prithvi Mata, la “Madre Terra”, e aveva come figli il fuoco Agni e la pioggia Indra.

E’ su queste oscure confusioni tra la luce e Dio da un lato, e tra il Sole e Cristos dall’altro, che si basa e prospera la mitologia aristotelica.Quando riceviamo e facciamo gli auguri di Buon Natale, in fondo, il vero significato del è questo: da oggi le giornate saranno sempre meno buie e sempre più luminose. E’ una bella notizia, e dunque Buon Natale a tutti: del Sole Invitto, naturalmente!
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