Il sogno è una esperienza decisiva che sottolinea la perdita dell’unità della coscienza e del corpo.
Dipende per lo più dalla durata dell’esperienza e dalla memoria individuale della Sostanza del modo pensante, e si esprime attraverso l’immaginazione prospettica dello spirito allorquando questi si crede diviso dal corpo e pensa di non essere più, attraverso i sensi, in contatto con l’esterno.
Il sogno è conseguentemente l’incontro, spesso conflittuale, tra la pressione interna delle passioni del fantastico e la pressione esterna degli affetti sociali immagazzinati dall’esperienza.
Non è, non può essere premonizione o illuminazione, perché non è altro che costruzione personale, immaginaria. Ma non è libero, non più, perché dipende da ciò che si è visto: lo stato dormiente è altrettanto sottomesso agli affetti che lo stato di veglia, perché mette in luce la conoscenza accumulata dal dormiente durante i periodi di veglia.
L’importante al risveglio è sapere prendere l’immaginazione per una causa, nel processo del sogno, allorché essa non è che una conseguenza incosciente dello stato di veglia.
In conclusione, il sogno è un elemento di studio molto apprezzabile, perché rivela a colui che lo subisce gli affetti di cui è preda, che possono peraltro essere sia positivi che negativi, e gli permette di distinguere meglio i suoi desideri e le sue passioni. Ma è anche un pericolo, quando il sognante pensa che il sogno non ha ostacoli: allora, nello stato di veglia, il soggetto pensante può credere che egli debba conformarsi al sogno, a questa illusione di libero arbitrio, e si crea una nuova catena nella sua ricerca della libertà.
Per di più, bisogna rilevare il caso eccezionale di sogni di coloro che hanno realizzato in gran parte il loro impulso, con un lungo lavoro e un costante addestramento, sia nello stato di veglia che di sonno.
Si può allora dire, ma noi rimaniamo prudenti sul soggetto, che ci sono sogni prodotti non soltanto dalle necessità intrinseche del soggetto, ma ugualmente dalla perfezione divina della quale è parte coinvolta, e dunque partecipe della Sostanza immanente, eterna e infinita.
Ci fermiamo qui, perché non abbiamo più niente da dire su ciò che potrà essere inteso da coloro che già lo pensano.